Bio-Ritmi. Cullati dalla naturalezza del tocco

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Matteo Piazza

Sin da quando veniamo generati nel grembo della mamma siamo in relazione con il ritmo, dal ritmo del respiro, alla pulsazione del cuore, al movimento dei visceri, il feto percepisce questi movimenti non casuali come suoni intimamente legati alla natura stessa della vita.

Dall’ottava settimana il cuore del nostro bambino è in grado di battere e sviluppare il proprio ritmo, che inizialmente è irregolare e che impara in poco a regolarizzarsi attraverso i ritmi della madre.

Il mondo del bambino è la pancia della mamma con i propri movimenti, suoni e ritmi che filtrano il mondo attraverso le micro variazioni che arrivano attraverso gli stimoli della madre.

Il corpo della mamma comunica attraverso le proprie sensazioni ciò che è gradevole da ciò che è spiacevole, il corpo del bambino impara attraverso il corpo della mamma.

Un “bel” giorno dall’esterno arriva un bell’ecografo che invade lo spazio e il ritmo intimo e profondo mamma-figlio, vengono sparati ultrasuoni con un ritmo completamente sconosciuto, e in quel momento il feto ricerca il ritmo della mamma, se il ritmo è calmo e rilassato il bambino percepisce: va tutto bene!

Dall’interno dove tutto è ovattato, silenzioso e calmo, si nasce! Si esce nella baraonda, dove tutto è rumoroso, ognuno con il proprio ritmo che se ne frega del ritmo dell’altro. Cosa succede ora? Si cerca disperatamente quel ritmo e suono che è stato la casa per nove mesi.

Il tocco e il contatto tra la mamma e il bambino è fondamentale per permettere al bambino gradualmente di comprendere ciò che gli sta intorno.

Dopo pochi giorni il neonato percepisce il proprio ritmo e ha bisogno di essere ascoltato per i suoi bisogni. La ricerca del proprio ritmo è faticosa per il piccolo, e ogni stimolo nuovo è fonte di stress e pericolo, c’è un costante bisogno della mamma per attingere ai rimi calmi e rassicuranti, perché prima del viso e della voce quello è ciò che riconosce, il tocco e il linguaggio del corpo.

Immaginate ora che la mamma è ansiosa, esagitata, stressata, quali ritmi conosce quel bambino?

Sin da piccoli siamo in relazione intima con i ritmi di chi ci sta intorno e siamo completamente influenzabili e sensibili a questi fenomeni.

Ho fatto questa introduzione partendo dall’origine del nostro corpo, dal primo momento in cui siamo in una relazione vera, quella di un corpo che ci contiene e che ci guida gradualmente attraverso il linguaggio universale del tocco.

Quando entriamo nella profondità della relazione terapeutica (il Trattamento con la T maiuscola) entriamo in contatto con l’integrità della persona, e oltre le tensioni, rigidità e blocchi articolari, percepiamo il ritmo, i vissuti, i traumi e i “programmi” del sistema nervoso, la mia attenzione verrà focalizzata sul ritmo.

La manovra che ci permette di entrare in intimità con il ritmo profondo della persona è il dondolio, che noi operatori chiamiamo Rocking, con cui tocchiamo il ritmo del sistema nervoso.

Questa manovra sviluppata correttamente all’interno di un trattamento ci riporta in quello stato embrionale che ci permette di sentirci completamente cullati dal ritmo naturale della madre che ci infonde uno stato di quiete totale; non è raro che le persone si addormentino.

I nostri ritmi interiori si “muovono” in modo autonomo, sono competenza del nostro sistema nervoso autonomo ma sono sensibili ed estremamente reattivi agli stimoli mentali ed ambientali.

Quando la nostra mente si agita il ritmo accellera, quando la nostra mente si placa il ritmo interiore rallenta, quando invece entriamo in uno stato di stress permanente o in una situazione di circolo vizioso, come ad esempio un atteggiamento di continuo lamento, il ritmo diventa ripetitivo e diventiamo insofferenti a qualsiasi proposta di cambiamento, siamo il cane che si morde la coda.

Le leggi naturali (Bionomy) ci guidano attraverso questi fenomeni della mente che ci incatenano in uno schema negativo, ci tolgono energia e movimento, ed è li che trovano spazio le nostre “malattie” che la medicina definisce: “psicosomatiche”.

Attraverso una gentile intromissione nel ritmo della persona, non imponiamo un ritmo diverso ma “esageriamo quello che troviamo”, andiamo nella direzione preferita per evidenziarne le caratteristiche patologiche, e riaccompagniamo la persona a trovarne uno nuovo più sano e naturale.

Qual’è universalmente un ritmo sano e naturale?

Non esiste un ritmo corretto assoluto, ma possiamo concettualmente cercarlo nel mondo naturale, la cui caratteristica principale è l’equilibrio ciclico degli opposti. buio-luce, freddo-caldo, sole-temporale ecc…

Più l’essere umano si disconnette da essi più il proprio ritmo sarà artificiale e l’equilibrio psico-fisico-emotivo sarà difficile da recuperare.

L’equilibrio è il fine massimo del trattamento, quando gli elementi opposti collaborano in modo sinergico e i corpi sono allenati con l’informazione universale non c’è più nulla da fare. Semplicemente eviteremo di cercare il pelo nell’uovo, lasciamo che la natura faccia il suo corso o meno cinicamente e più poeticamente lasciamo che l’acqua scorra naturalmente nel fiume.

Quando noi operatori ci relazioniamo in un trattamento dobbiamo cercare le qualità del ritmo, relazionandolo con il nostro ritmo e connettendolo con il ritmo naturale universale che definiamo con il nome di fase 8.

Ciò è impossibile se non ri-conosciamo il nostro ritmo, non impariamo a connetterci con gli elementi naturali e ci giochiamo con rispetto, armonia e pace interiore.

Ora, chiudete gli occhi ed entrate in contatto con il vostro ritmo, incominciate e percepire il ritmo del respiro.

Giochiamo un po’… ovunque vi trovate provate a percepire il ritmo dell’ambiente… se state ascoltando una persona che parla provate a percepire la cadenza oltre al significato delle parole, e sentiamo questo ritmo cosa muove all’interno delle nostre sensazioni.